La tecnica dell’ABC
La tecnica dell’ABC è stata ideata nel 1957 da Albert Ellis, psicoanalista che si allontanò dalla psicanalisi in favore di un approccio fondato sul cambiamento del comportamento dei pazienti, partendo dalle loro credenze irrazionali al fine di mutarle in credenze razionali.
L’ABC è una tecnica di formalizzazione del colloquio cognitivo. È una procedura molto semplice e di comprovata efficacia, ampiamente collaudata nella terapia a orientamento cognitivo comportamentale e ripresa anche da Aaron Beck nel 1975. Essa accompagna i soggetti nel processo di comprensione dei propri meccanismi cognitivi di valutazione degli eventi.
L’espressione di Ellis è un acronimo, in cui A sta per antecedent, B per beliefs e C per consequences.
- A: l’antecedente è rappresentato dallo stimolo di partenza, dall’occasione problematica, da tutto quello che interferisce con il raggiungimento degli obbiettivi del paziente. Esso può essere una situazione concreta, che crea sofferenza emotiva, o anche un evento immaginario, un’emozione o una relazione; può appartenere al passato, al presente o al futuro.
- B: i pensieri, le convenzioni e le idee che i soggetti utilizzano per valutare la situazione che si è verificata in A.
- C: le emozioni, i comportamenti e le azioni, che rappresentano le conseguenze di B.
La tecnica proposta da Ellis è un ottimo alleato per il terapeuta cognitivista, poiché può essere impiegata nella fase di accertamento, ma anche nel lavoro terapeutico vero e proprio di disputa e ristrutturazione.
I benefici della tecnica dell’ABC
L’ABC permette di superare le resistenze e offre punti di vista alternativi. Il paziente, con l’aiuto del terapeuta, impara a mettere in discussione i pensieri che alimentano la sperimentazione delle emozioni negative e a formularne delle spiegazioni alternative più efficaci.
La discussione cognitiva aiuta il paziente a distanziarsi dai propri pensieri iniziando a considerarli eventi psicologici e non dati di realtà.
L’ABC può aiutare la persona a conoscersi meglio e a definire come le emozioni negative provate non siano interconnesse direttamente alla situazione che il soggetto sperimenta, ma sono mediate dai pensieri e dalle convinzioni disfunzionali. Può essere un “trucco” che si sceglie di condividere con il paziente per aiutarlo, non solo all’interno della stanza terapeutica ma anche nel proprio contesto di vita. In conclusione, esso può essere un vero e proprio strumento che il terapeuta insegna al proprio paziente, al fine di allenarlo a modificare le proprie reazioni emotive e comportamentali.